Umberto Saba

Vita

Umberto Saba nacque a Trieste nel 1883 da madre, Rachele Coen, ebrea e da padre, Ugo Poli, cristiano, che abbandonò la moglie ancora prima della nascita del figlio, per questo Umberto rifiutò il nome paterno per assumere quello di Saba.

Da piccolo fu tenuto a balia da una contadina slovena, Peppa, a cui rimase sempre legato, ma a tre anni fu riportato in famiglia. Questo ritorno a casa, unito alla separazione con la balia, alla poca affettuosità di una madre ancora amareggiata nei confronti dell’ex marito, causò il clima di angoscia destinato a perseguitarlo per tutta la vita.

Lasciò gli studi prematuramente per la necessità di trovare un lavoro, ma continuò le sue letture autonome a Trieste a soprattutto a Firenze.

Dopo sposato con Carolina Wolfer nel 1909, fu militare durante la prima guerra mondiale, alla fine della quale divenne proprietario di una piccola bottega antiquaria a Trieste, ma per l’introduzione delle leggi razziali in Italia, ebbe dei problemi: fu costretto a lasciare la sua bottega al suo socio e a rifugiarsi prima a Firenze e poi a Roma. Negli ultimi anni Saba fu tormentato da mali psichici, che tentò di curare ricorrendo alla nuova psicanalisi freudiana (Weiss), dalla quale venne attratto anche come metodo per la conoscenza dei fenomeni interiori dell’uomo. A Trieste passò i suoi ultimi anni, segnato dalle continue crisi nervose, dalla malattia e dalla morte della moglie, e arrivò così alla morte nel 1957 in una clinica di Gorizia.

La Poesia Onesta

Saba fin dall’inizio della sua vita poetica, esprime l’idea di una nuova poesia, lontanissima da quella delle tendenze dominanti del suo tempo: non approvava l’estetismo dannunziano, il modernismo dei futuristi ed anche i crepuscolari, a cui erroneamente talvolta viene accostato . Il suo modello di poesia era una «poesia onesta», la poesia autentica, in grado di scavare in fondo l’animo, superando le ambiguità, le doppiezze, le ipocrisie dell’apparenza per arrivare direttamente al cuore delle cose e dei sentimenti, al loro essere reale. La poesia non ha uno scopo estetico, come proclamavano invece gli estetisti, ma anche una funzione indagatrice e quindi curativa, Saba era convinto che in quanto facenti parte di questo mondo, ogni persona od animale, aveva dentro di se tutte le conoscenze, il problema stava solo nell’estrapolarle da quel luogo chiuso e ovattato nel quale si trovavano, e tradurle in un linguaggio comprensibile a tutti.

Per le sue idee della poesia come cura per l’anima, Saba verrà proposto come alter ego di Freud, le funzioni che quest’ultimo infatti attribuirà qualche anno più tardi alla psicanalisi, Saba le aveva già legate alla poesia, in particolare a quella «onesta», e quindi non alla letteratura disonesta, fra cui primeggiava D’Annunzio.

Canzoniere

Amai

Questa poesia è formata da due quartine più una strofa composta da due versi, un distico. I versi sono quasi tutti endecasillabi, tranne il terzo verso composto da sole tre sillabe: ‘amore’. Le rime sono baciate, i versi centrali delle strofe rimano tra loro, così pure l’ultimo verso di una strofa con il primo della strofa a seguire. Restano isolati il primo e l’ultimo verso della poesia.

Saba parlando di “trite parole”, intende quelle parole ormai logore, abusate e banali, che non venivano più utilizzate dai poeti, sempre alla ricerca di nuovi linguaggi e tecniche, poeti che Saba non appoggiava. Le rime facili sono proprio quelle rime banalissime, utilizzate in moltissime poesie, dal principio della tradizione letteraria ad ora, e che se si vogliono usare con un significato diverso diventano «difficili». È proprio in questi pochi versi che risiede il manifesto poetico di Saba, lui si ritiene infatti un coraggioso tra i poeti, il suo tentativo è quello di esprimere cose nuove non attraverso mezzi nuovi, ma con tecniche ormai già sentite e già conosciute. Questa è un impresa ardua per un poeta, Hegel per esempio era convinto che la ricerca continua di nuove tecniche artistiche fosse causata dal limite proprio delle vecchie tecniche nei confronti dei nuovi messaggi e valori della società moderna, Saba si cimenta quindi nell’impresa più antica e difficile del mondo, non è da meravigliarsi se non verrà alla fine compreso dai letterati a lui contemporanei.

È qui che Saba ci fornisce una giustificazione alla poesia, è suo compito infatti andare alla ricerca, e svelare, le verità nascoste del mondo, e l’unico mezzo che ha a disposizione l’uomo per comprenderle è la sincerità. Non c’è sincerità senza chiarezza, da qui deriva l’uso di un linguaggio semplice, comprensibile a tutti, che vada direttamente al cuore, magari amareggiandolo, ma una volta raggiunto, dopo un primo momento di paura, non si potrà più abbandonare il sollievo all’angoscia, che solo lei può dare.


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