Dante - Divina Commedia - Paradiso - Canto 15
CANTO QUINDICESIMO
1-12. IL SILENZIO DEI BEATI. I beati interrompono il canto per permettere a Dante di esprimere i suoi desideri. Questo segno di carità ci dà la sicurezza che le anime beate non sono sorde alle nostre preghiere; è giusto perciò che colui che, per l’amore vano delle cose terrene ed effimere, rinuncia a questo vero amore sia dannato in eterno.
13-30. CACCIAGUIDA SI AVVICINA A DANTE E LO SALUTA. Una delle luci scorre lungo il braccio destro, discende ai piedi della croce e, rivolgendosi in latino, saluta Dante come suo discendente.
31-69. CACCIAGUIDA INVITA DANTE A PARLARE. Alle parole di quell’anima, Dante guarda stupito Beatrice ed è colto da un nuovo stupore nel vedere la prodigiosa bellezza di lei. Intanto l’anima riprende a parlare; ma le sue parole sono così alte, che Dante non riesce ad intenderle. Quando finalmente il discorso scende a un livello comprensibile ad un mortale, Dante sente che si tratta di un ringraziamento che Cacciaguida rivolge a Dio. L’avo invita quindi Dante a parlare e a chiedere ciò che desidera sapere: egli ha già pronta la risposta.
70-87. DANTE CHIEDE ALLO SPIRITO DI MANIFESTARSI. Dante si rivolge a Beatrice con lo sguardo, per avere l’assenso a parlare, ed ella, con un cenno, acconsente. Con un ampio discorso, costruito secondo i dettami della retorica, Dante si scusa di non potere ringraziare della festosa accoglienza con le parole, ma solo con il cuore, e prega lo spirito di rivelarsi.
88-96. CACCIAGUIDA SI RIVELA. Dopo aver affermato di essere la sua “radice”, Cacciaguida prosegue ricordando a Dante che il primo di nome Alighiero fu suo figlio e bisavolo del poeta, che questi da più di cento anni gira nella prima cornice del Purgatorio: è giusto quindi che, con le sue opere, Dante cerchi di accorciarne la pena.
97-129. L’ANTICA FIRENZE. Cacciaguida, prima di parlare di se stesso, descrive la condizione felice e pacifica di Firenze al momento della sua nascita: in una vita patriarcale i costumi erano sobri e onesti e le donne fiorentine, pudiche e operose.
130-148. CACCIAGUIDA PARLA DI SE’ E DELLA SUA VITA. Descritta la felice condizione della Firenze antica, Cacciaguida aggiunge che, in quel periodo di pace e di probità, egli venne al mondo e, battezzato in S.Giovanni, ricevette il nome di Cacciaguida. Sposò poi una donna proveniente dalla Valle Padana: da lei si formò il cognome del poeta. Successivamente seguì l’imperatore Corrado e, armato cavaliere da questi, combatté contro gli infedeli e morì in battaglia. Martire, quindi, della fede, salì direttamente in Paradiso.