Postimpressionismo e Simbolismo - Van Gogh - Gauguin - Munch

Oltre la realtà: Vincent Van Gogh e le radici dell’espressionismo

Van Gogh (1853-1890) acquisì una formazione artistica da autodidatta in quanto i suoi studi li conseguì presso una scuola di evangelizzazione. La 1° fase significativa nella produzione artistica (1883-85) gli fu possibile grazie al sostegno finanziario del fratello Theo e coincise con la rappresentazione di scene di vita contadina descritta nella sua durezza e povertà. Il quadro I mangiatori di patate rappresenta una famiglia attorno ad un tavolo e tutto, dall’ambiente alle figure, è permeato di povertà. Van Gogh dipinge con il fermo proposito di documentare agli occhi di tutti la povertà e la durezza della vita contadina e allo scopo usa una pittura realista basata su toni scuri e terrosi. Dal 1886 all'88 vive a Parigi dove viene a contatto con pittori impressionisti e posti-impressionisti, dai quali apprese e rielaborò un modo nuovo di stendere i colori (divenuti più chiari), a rapidi tocchi di pennello. I soggetti e gli ambienti rappresentati diventano anche interni di caffè e ristoranti, vedute cittadine e paesaggi dipinti all’aperto. Nel periodo in cui visse ad Arles (1888-89), in cui raggiunse una certa serenità d’animo, si sentì pronto per cimentarsi nella pittura dei ritratti, alternata a paesaggi cittadini ed interni di abitazione (La camera da letto). In questo periodo incontra Gauguin che si reca ad Arles per creare, assieme a Van Gogh, una comunità artistica, ma dopo un breve periodo, a causa di liti violente, Gauguin abbandona il paese e Van Gogh si autopunisce amputandosi un orecchio. L’artista decide, a questo punto della sua vita, di ricoverarsi in un ospedale per malati mentali, dove dipinse circa 150 opere, fra le quali la Notte stellata, in cui, pur essendoci ancora una composizione paesaggistica tradizionale, il linguaggio espressivo usato tende ad una rappresentazione naturalistica attraverso movimenti di linee astratte ed un ritmo espressivo concitato. Nel 1890, dopo un soggiorno dal fratello a Parigi, ritorna nel sud della Francia dove eseguì gli ultimi lavori e pose fine alla sua vita con un colpo di pistola. A questo periodo appartiene la Chiesa di Anvers, creata dal contrasto fra la luminosità del prato ed il fondo del cielo molto scuro.

Paul Gauguin e la scuola di Pont-Aven

Gauguin (1848-1903) nel 1886 Gauguin soggiornò per un periodo a Pont-Aven, villaggio della Bretagna, dove si era formata una colonia di artisti, attratti dalla bellezza incontaminata del luogo e dalla cultura, formata da cristianesimo primitivo misto a superstizione. Nel 1888, dopo una serie di viaggi in terre non contaminate dalla società industriale e dal progresso si recò nuovamente a Pont-Aven, dove ebbe modo di ammirare gli ultimi lavori di Émile Bernard, rimanendone colpito dalla costruzione delle figure attraverso l’uso di ampie campiture di colore contornate da linee marcate che rendevano un effetto visivo pieno di profondità e molto simile alle vetrate medioevali e agli smalti antichi. Utilizzando la stessa tecnica di Bernard, Gauguin dipinse La visione dopo il sermone (Giacobbe che lotta con l’angelo) dove stende il colore in grandi campiture piatte contenute da linee marcate, operando una sintesi fra il reale ed il visionario e conferendo ai colori un valore simbolico. Nel dipinto La bella Angle, ritratto di una ragazza di Pont-Aven ed eseguito durante il suo terzo soggiorno bretone, osserviamo una novità nell’uso di elementi caricaturali presenti nei tratti del volto; sullo sfondo sono presenti motivi floreali decorativi ed una ceramica peruviana (ricordo dell’infanzia trascorsa dall’artista a Lama). Di ispirazione giapponese potrebbe essere l’inserimento del busto della ragazza in un semicerchio. La continua ricerca di mondi incontaminati, esotici e primitivi, porta l’artista anche a svariati soggiorni a Tahiti; tra i primi dipinti da ricordare eseguiti nel corso di questi suoi trasferimenti Ia orana Maria (Ave Maria) in cui si osserva una visione del giardino dell’Eden, dove spicca in primo piano una natura morta che crea contrasti e giochi di colore con il blu del pareo, il rosso ed il giallo delle ali dell’angelo. Il tema trattato è cristiano, ispirato ad un momento di vita della Madonna con bambino, in cui però l’artista inserisce due figure di donne in preghiera tratte da figure di danzatrici presenti in un antico rilievo di un tempio giavanese di cui l’artista possedeva una fotografia. Ad un secondo soggiorno risale l’opera Due tacitiane in cui l’atteggiamento delle due giovani donne è solo apparentemente naturale dove anche questo viene ripreso dal fregio buddista citato precedentemente (una delle fonti d’opere d’arte antica non occidentale usata frequentemente dall’artista). Il tema trattato è l’offerta da parte delle due donne che pur barbariche perché appartenenti ad un’altra razza, forniscono all’immagine una grazia esotica ed una tranquillità extratemporale. Le opere di Gauguin e dei suoi amici di Pont-Aven servirono di stimolo per l’avvio e la formazione di un nuovo gruppo di artisti: i Nabis (in ebraico profeti).

Secessioni e modernità

Nell’ultimo decennio del XIX secolo in Europa emergono altri centri in cui vengono elaborati prodotti artistici originali. Tale ampliamento geografico coincide con la nascita verso il 1890 delle secessioni di Monaco, Vienna e Berlino, nate soprattutto con funzioni anti-naturalistiche. Questi gruppi nascono e si configurano come luogo di circolazione internazionale di modelli d’avanguardia anche attraverso le mostre organizzate periodicamente dando origine, tramite loro, ad un vero e proprio stile internazionale (nasce la Biennale). In Austria il rinnovamento viene considerato indispensabile perché la cultura artistica nazionale possa competere e partecipare al dibattito europeo. Contemporaneamente, in Germania, Monaco ha da tempo conquistato una posizione alternativa a quella di Parigi come polo d’attrazione per gli artisti contemporanei. Frequentano la sua accademia per una formazione d’avanguardia numerosi artisti americani, che poi rientrando in patria portano un nuovo stile. In questo periodo la natura viene intesa come natura vivente, non più da riprodurre fedelmente, ma da leggere in essa le leggi, i princìpi della sua crescita organica. Concretamente tutto ciò si traduce in un sistema di stilizzazione, di sintesi, di semplificazioni che determinano la realizzazione di un alfabeto formale, sempre più lontano da una riproduzione naturalistica. La natura viene vissuta come nuovo in cui agiscono forze nascoste. Le pulsioni naturali istintive della mente diventano oggetto di tensione anche da parte della nascente psicanalisi. Tale visione della natura suggerisce nuove tematiche: il racconto dell’anima, con la messa a nudo dei suoi meccanismi e delle sue contraddizioni, che diventa un esercizio praticato da un numero sempre crescente di artisti. In tale indirizzo, personaggio di primo piano è Munch che vede la natura come specchio della condizione psicologica dell’uomo e al tempo stesso luogo di confronto della morale con le pulsioni più segrete e con il desiderio.

L’ambiente di Monaco, tra Secessione e Jugendstil

Nella seconda metà dell’Ottocento Monaco si distingue per vivacità ed apertura verso le nuovi correnti artistiche. Nel 1851 Massimiliano di Baviera aveva indetto un concorso a premi per artisti per il conseguimento di un nuovo stile; ciò sta ad indicare il clima favorevole alle innovazioni, anche se tale iniziativa non portò a significativi risultati in tempi brevi. Importante per l’evoluzione dell’arte fu la prima esposizione artistica internazionale di Monaco nel 1869 in cui vennero esposti anche 7 quadri di Courbet ed alcuni di Corot che influenzarono la pittura di paesaggio e costituirono modelli alternativi alla pittura di storia contemporanea. Le tendenze anti-naturalistiche del nuovo stile di Monaco si manifestarono anche nel linearismo delle composizioni che più avanti assunsero caratteristiche simboliste ed idealiste. Kandinskij e Klee arrivano a Monaco provenienti dalla Russia e dalla Svizzera e raccolgono l’idea presente di una natura vista come luogo di misteri e di forze elementari. Kandinskij dipinge paesaggi con scene medioevaliste o d’invenzione, caratterizzate da colori acuti che ricordano il cromatismo dell’arte popolare russa. Da ricordare di questo periodo l’opera di Kandinskij La vita variopinta in cui rappresenta l’arrivo dei mercanti in uno spazio senza tempo, in cui tutti i personaggi rappresentati non hanno alcuna relazione reciproca e vengono rappresentate come simboli di eterni comportamenti umani.

La Secessione di Vienna

La Secessione di Vienna ebbe il vantaggio dell’appoggio dell’ufficialità contemporanea. In Austria il potere artistico veniva confrontato dall’associazione artisti di Vienna la cui politica tendeva a difendere l’interesse dei propri membri e ad assecondare il gusto di un pubblico conservatore. . L’occasione di lettura fu il rifiuto di un’opera ad un’esposizione del 1897 che causò la fuoriuscita dal gruppo di alcuni artisti, che assieme a Klimt formarono l’associazione artistica di belle arti formata da artisti venne concessa un’area sulla quale venne edificato un edificio destinato alle esposizioni, sulla cui facciata venne inciso il motto della Secessione: Ad ogni tempo la sua arte - libertà per le arti. Klimt aveva avuto la sua formazione artistica presso la Scuola delle arti applicate di Vienna in cui si erano formati i protagonisti del rinnovamento artistico austriaco. L’importanza della formazione presso questo istituto era basata sulla nuova didattica, del tutto innovativa nei rapporti tra allievi e maestri ed inoltre nell’integrazione e livellamento fra architettura, pittura, decorazione ed arti applicate. Dopo aver frequentato la scuola si orientò nella decorazione pittorica di grandi ambienti pubblici e già in questi lavori emergono le sue tendenze simboliste, che diventeranno elementi tipici della produzione successiva. Il suo linguaggio artistico rimane sempre orientato verso un linearismo di grande raffinatezza, reso più elegante da un gusto particolare per il decorativo e da un’accurata ricerca cromatica.

La Secessione viennese e l’architettura

Alla fine del XIX secolo Vienna è una città economicamente e culturalmente ricca che si trova a capo di un vasto impero e che quindi tende ad investire economicamente anche in lavori di trasformazione della città. Viene costruito un anello di viali attorno al centro storico su cui si affacciano le residenze della nobiltà e dell’alta borghesia ed inoltre nuovi edifici pubblici. È in questo clima di novità e di rinnovamento degli anni ‘90 che viene fondata la Secessione, impegnata anche nella progettazione. A capo del gruppo troviamo Otto Wagner (1841-1918), professore di architettura nel 1894, che propone un rinnovamento nella progettazione architettonica che deve orientarsi ed essere al passo con la vita moderna, definendo l’imitazione degli stili del passato totalmente inadeguata. Fra il 1903 ed il 1904 progetta alcune stazioni per la metropolitana di Vienna, della quale ha disegnato il tracciato come parte di un piano generale di espansione della città. Gli edifici sono strettamente funzionali, in cui la forma è determinata dall’uso dei nuovi materiali come, ad esempio, il ferro, in cui si inseriscono elementi decorativi in pietra e stucco o da fasce di maiolica colorate.

Edvard Munch e la Secessione di Berlino

Nel 1892 venne aperta a Berlino una mostra che, a causa dell’esposizione di opere di Edvard Munch (1863-1944) venne chiusa dalle autorità perché definita scandalosa. L’artista aveva avuto una formazione naturalistica che attraverso verie fasi che lo portarono ad un allontanamento dal realismo, si andava orientando verso un uso del colore non descrittivo ma funzionale all’evocazione di stati d’animo, associate a lunghe pennellate ondulate, ripetute in maniera ritmica e tendenti a suggerire flussi emotivi e di memoria, attraverso la semplificazione espressiva e la marcata deformazione di alcuni aspetti della realtà e di colori naturali, Munch cercava di dare evidenza stati d’animo eccitati ed eccessivi. Quando Munch espose a Berlino nel 1892, il clima tra gli artisti era già molto teso, in cui i tradizionalisti accademici si trovavano in netta contrapposizione con gli artisti aperti agli influssi delle nuove correnti europee. La mostra, quindi, aumentò le tensioni determinando una certa influenza nei temi, nello stile e nella forza espressiva degli artisti più all’avanguardia, che fondarono la Secessione di Berlino. Quegli artisti amavano trattare soggetti di vita quotidiana nei suoi aspetti meno edificanti in polemica con le posizioni accademiche e con la morale borghese del tempo.

Architettura e arti applicate: Art Nouveau, Jugendstil, Liberty

Con questo termine viene definita una moda decorativa apparsa in Europa e negli Stati Uniti nell’ultimo decennio dell'800 coinvolgendo pittura, grafica, design e architettura. Questo stile, fortemente ornamentale, è caratterizzato dalla presenza, nelle opere, di linee sinuose e continue utilizzate per sprigionare un movimento vigoroso e carico di energia. L’artista, nel progettare le sue opere dimostra grande sensibilità plastica e gusto per il movimento e la simmetria e ricerca un’espressività anche nella funzione attraverso la decorazione. Alle radici dell’Art Nouveau troviamo le varie tendenze che si svilupparono nella seconda metà del'800 e l’esperienza nelle arti applicate che aveva portato avanti il movimento preraffaellita. Questa moda (perché tendenza comune) sbocciò all’improvviso agli inizi degli anni ‘90 con le opere di Victor Horta (1861-1947) e di Henri Van de Velde (1863-1957) a Bruxelles. Lo sviluppo raggiunto in Belgio dall’Art Nouveau raggiunse livelli ineguagliati altrove, grazie alla presenza di questi importanti personaggi. Victor Horta insegnò all’università di architettura delle città e contemporaneamente progettò la sua prima opera importante e innovativa: Casa Tassel, che si snodava attorno ad un vano centrale, aperto, circondato da esili colonne in ghisa e chiuso in alto da una calotta in vetri colorati che contiene la scala. La sua opera di maggior rilievo è costituita dalla Casa del Popolo, sede del partito socialista belga. La struttura dell’edificio era completamente in ferro a cui si combinavano elementi decorativi realizzati in pietra scolpita, porte e balaustre curvilinee. Henri Van de Velde, oltre ad essere un grande progettista, è anche teorico e propagandista del linguaggio dell’Art Nouveau. La sua carriera artistica inizia come pittore e prosegue nella creazione di oggetti, iniziando dai tappeti. Nel 1895 progetta la propria abitazione e successivamente nel suo laboratorio realizza tutti i mobili della casa valorizzando soprattutto i materiali utilizzati allo scopo. Da Bruxelles si sposta a Berlino, dove insegna, scrive articoli sul ruolo dell’ornamento nell’arte e continua a disegnare mobili sempre più funzionali e astratti. Nel 1901 si trasferisce a Weimar come consigliere artistico del duca di Sassonia, dove organizza seminari per apprendisti, artigiani e insegna alla nuova scuola di arti e mestieri, progetta inoltre il teatro nuovo e il nuovo edificio dell’Accademia. In Francia lo stile dell’Art Nouveau è legato all’evoluzione avvenuta in Belgio e la sua massima espressione la troviamo in architettura nei progetti di Hector Guimard (1867-1942) che lo porta ad inserire elementi tipici dell’Art Nouveau belga nei suoi progetti, come ad esempio la pianta libera, l’uso strutturale del ferro e l’utilizzo di linee curve negli arredi. L’opera più importante di Guimard consiste nella progettazione e realizzazione delle 141 Stazioni della metropolitana parigina contrassegnata da pensilina, balaustre e lampioni in ghisa, con forme ricavate dal mondo naturale. I principali elementi strutturali sono in ghisa, in vetro, in ceramica prefabbricati e tali da poter essere utilizzati con differenti accostamenti nelle diverse stazioni. L’applicazione di questo linguaggio ad un ambiente popolare, come gli ingressi della metropolitana, contribuì alla diffusione di questi stile in Francia. In Germania, nell’ultimo decennio del secolo riesce lo Jugendstil, fenomeno artistico dalle stesse caratteristiche dell’art Nouveau. I centri maggiori in cui si sviluppa sono Monaco e Darmstadt.

In Spagna emerge la figura di Antonio Gaudí che lavora soprattutto nell’area di Barcellona come ideatore di un’architettura fantasiosa, dove le forme architettoniche assumono caratteristiche di esuberanza plastica, diventando da architettura a scultura totale. Da ricordare la Casa Milá, un vasto edificio ed abitazione, sviluppato su una superficie irregolare con 2 cortili mistilinei all’interno. Nella pianta generale dell’edificio si possono leggere una totale asimmetria e irregolarità nelle piante degli appartamenti. Le facciate esterne sono una variazione continua di effetti plastici, dove l’artista utilizza ruvido bugnato, pesanti pilastri in pietra e balaustre in ferro. L’opera maggiore di Gaudí è la “Sacrada Familia”, costruzione che è ancora incompiuta e in continua fase di completamento. Nella sua progettazione ed esecuzione possiamo notare una mescolanza di elementi neogotici, Barocchi, Liberty e cubisti. La parte completata dall’artista riguarda la cripta e la facciata della natività evidenziata da 4 torri campanarie di eccezionale altezza, richiamando il motivo delle cattedrali gotiche. In Italia questo stile viene definito Liberty e fa la sua comparsa a cavallo fra i 2 secoli e quindi più tardi rispetto alle altre nazioni europee. Le città dove si sviluppa maggiormente sono Torino, Milano, Firenze e Bologna, mentre a Palermo si sviluppa uno stile, sempre Liberty, ma con caratteristiche autonome. Lo stile italiano nasce anche dalla ricerca di uno stile nazionale in cui vengono esaminati e fusi assieme modelli europei dell’Art Nouveau e modelli della storia dell’arte nazionale. Alla diffusione dello stile, contribuisce la rivista pubblicata nel 1902 a Torino dal titolo “L’arte decorativa moderna” e sempre nello stesso anno a Torino si apre la grande esposizione internazionale di arti decorative. Verso il 1904 si avvia un influsso decadentista e nazionalista che determina un rifiuto verso i modelli liberty e auspica un ritorno alla tradizione antica.


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