Paul Cezanne
Paul Cézanne nasce ad Aix en Provence, nel 1839. Figlio di un banchiere, vive quindi in una famiglia borghese agiata economicamente. Compì gli studi classici, dove ebbe modo di stringere una profonda amicizia con Emile Zola, poi quelli di diritto, per non contrariare eccessivamente il padre, contrario alle sue aspirazioni artistiche.
Attraverso il suo primo viaggio a Parigi, ebbe modo di fare esperienze sul piano artistico, infatti, incontrò Pissarro e i futuri impressionisti, ed ebbe modo di studiare attentamente Caravaggio e i pittori veneti e spagnoli, da qui fu profondamente influenzato nella prima parte della sua ascesa artistica. Nei vari viaggi, anche futuri, nella capitale, ebbe modo di vedere il Salon des Refusés, di conoscere la pittura di Delacroix o Courbet, sempre insieme al suo ormai amico Pissarro. Cézanne manifestò fin dall’inizio il suo dissenso contro la cultura artistica ufficiale e le sue strutture. Sappiamo, infatti, che più di una volta Cézanne tentò di esporre i suoi quadri, ma sempre gli furono rifiutati causa il troppo distacco dalla pittura ufficiale del momento.
Nel 1877 abbiamo la prima vera esposizione di quadri da parte di Cézanne in una mostra impressionista, grazie al supporto di Pissarro, ma era stato un assoluto insuccesso, sia in ambito critico che commerciale. Questo segnò l’inizio di una fase di lavoro che lo avrebbe portato sempre più lontano dai modi di Monet e dei suoi amici impressionisti. Dopo aver rotto ogni legame con Zola, in seguito alla pubblicazione di un libro che narrava la vita e il completo fallimento di un pittore, cominciò a riscuotere sempre maggior successo, con l’esposizione nei saloni. Purtroppo nel 1906 fu sorpreso da un temporale mentre dipingeva all’aperto, e la sua salute peggiorò a tal punto da portarlo alla morte quello stesso anno.
Cézanne si può definire l’ultimo tra i pittori ricollegabili, anche per l’età, alla generazione impressionista, nella sua opera, infatti, non sono presenti tematiche o strutture solo di questa corrente, ma anche di alcune a venire. Dalla sua stessa biografia, notiamo un’anima irrequieta, in continuo viaggio tra Parigi, visto come il luogo delle scoperte, e Aix, il suo porto sicuro.
Nonostante la cronologia dei quadri non sia perfetta, Cézanne aveva datato solo alcune delle ottocento e più opere che gli sono state attribuite, possiamo scandire esattamente quattro fasi artistiche nella vita di Cézanne.
Primo periodo: “Romantico”
Le sue opere degli anni 1865-70 formano quello che si usa definire come periodo “romantico”. Infatti, ritroviamo un estremo carattere personale, unito a tematiche ritenute bizzarre all’epoca, vediamo ad esempio l’erotismo e la violenza (vediamo ad esempio il quadro intitolato “Lo stupro” ), e ad un uso dei colori forti, scuri, spatolati in grandi quantità sulla tela.
Questo periodo va dalla formazione, avvenuta sotto il segno della cultura romantica, all’incontro con gli impressionisti cui viene presentato da Pissarro.
Fino agli anni settanta, queste due correnti convivono in lui. Ad esempio nel 1872 presentò ad una mostra a Nadar due opere, Una moderna Olimpia (1872) e la Casa dell’impiccato , che addirittura sembrano uscite da mani di artisti diversi.
Entrambe susciteranno la completa disapprovazione dei benpensanti dell’epoca, ma la prima lascerà sconcertati gli stessi impressionisti, anche i profondi contorni delle forme, rimandanti a Delacroix più che allo stile impressionista, sconvolgono, ma non tanto quanto il richiamo stesso, per la corporeità del colore, all’Olimpia di Manet.
Tipico di questo periodo è l’utilizzo di un colore scuro, lavorato di spatola e pieno di contrasti e per quanto riguarda le tematiche, come è riscontrabile nell’Olimpia , quella erotica è spesso rappresentata. Nel periodo immediatamente successivo, Cézanne rifiutò quel tipo d’approccio verso l’arte e incominciò a formarsi per quell’artista multiforme che riuscì a diventare famoso.
Secondo periodo: “Impressionista”
Nei primi anni Settanta, vediamo il formarsi della seconda fase del nostro artista, il cosiddetto periodo impressionista, quello che lo vede più legato a Pissarro con cui dipinse i quadri più belli, fuori da Parigi, ad Auvers. Qui Cézanne assimilò i principali caratteri dell’impressionismo, sotto l’influsso anche di Chardin e di Manet, che lo induce a privilegiare la natura morta. La Casa dell’impiccato (1873), è l’opera che appare la più impressionista, sia per la rappresentazione di un plein air, sia per lo stile, ma che allo stesso tempo, per l’ipnotismo con cui lascia guardare i suoi muri scalcinati e i tronchi degli alberi, così rugosi, sembra letteralmente, anti-impressionista. Cézanne riesce a trasformare questo quadro in una cosa a se stante, e già possiamo intravedere la vera natura dell’artista, al di fuori d’ogni corrente, ma anche partecipe a tutte. Vediamo come il suo studio sul colore, gli fosse stato utile per esaltare la forma in ciò che ha di volumetrico, ovvero, Cézanne tramite i colori, riusciva a dare al dipinto una sua vibrazione interna
Terzo periodo: “Costruttivo”
Negli ultimi anni settanta e negli anni ottanta, Cézanne entra nella sua terza fase, conosciuta come “costruttiva”, caratterizzata dal proseguirsi dei suoi studi sui colori, che sfoceranno nell’uso di una tavolozza più chiara, un impasto più sottile e la continua ricerca attraverso i colori di dare un’espressione volumetrica allo spazio. Cézanne rifiutò la dissoluzione delle forme in un fascio di luce, e in questo modo seppe utilizzare in modo personale la lezione degli impressionisti, reintroducendo la linea come contorno colorato e servendosi dei toni per modellare direttamente i volumi. In questo periodo, i lavori di Cézanne sono caratterizzati da una pennellata breve e obliqua, che produceva in maniera “costruttiva” l’opera, formata con rigore geometrico da tocchi di pennello che da se stessi producevano il senso di massa.
In questi anni Cézanne raggiunge una semplicità monumentale, che può sembrare quasi un arretramento rispetto alla raffinata sensibilità dell’impressionismo, ma in realtà qui l’artista cerca di scoprire la forza espressiva che scaturisce dall’opera stessa. Un’opera di questo periodo è “ I giocatori di carte” (1890); tra le cinque opere raffiguranti sempre dei giocatori di carte, prendiamo in considerazione una della tre, la più famosa, avente come protagonisti solo due personaggi. Qui Cézanne non ci vuole descrivere un semplice episodio, ma una forma. Le figure, costruite con complessi accordi di colore, hanno per dominanti colori tendenti al giallo-bruno nel giocatore di destra, e blu-violetto in quello di sinistra, toni ripresi anche nel paesaggio di sfondo. Oltre a questo, notiamo anche lo stacco costruito dalla tovaglia rossa, che da un lato divide i due giocatori, mentre dall’altro li unisce come volumi. Il tavolo, inoltre, come perno della composizione, è instabile, i giocatori non sembrano vivi, ma dei semplici manichini, e il paesaggio è estremamente confuso, tutto sembra per cadere a pezzi. Ma nell’unione, nella visione d’insieme, c’è una perfezione, dovuta proprio a una serie di equilibri tra frammenti in atto di rompersi. Il tavolo al centro e la bottiglia, sembrano dividere la scena in due parti ben distinte, occupate dai giocatori, diversi non solo nel fisico, ma anche nell’atteggiamento. Nel suo complesso il dipinto è organizzato simmetricamente per diagonali incrociate, il cui punto d’incontro coincide con la bottiglia. La luce è distribuita in maniera completamente disomogenea, atta a mostrare l’ambiente interno. Già in quest’opera si intravede l’arrivo della terza fase di Cézanne.
Quarto periodo: “Sintetico”
Nell’ultimo periodo della sua vita, Cézanne conduce una vita di solitudine ad Aix, quasi volesse rimeditare da solo tutto il patrimonio di conoscenze accumulate negli anni precedenti.
La sua tecnica forse perde la solennità, la pennellata si fa più leggera e scorrevole.
La “Montagna Sainte-Victorie ” (1904-06), assieme ai soggetti delle Bagnanti , diventa uno dei soggetti su cui l’artista più si esercita. Cézanne non ci propone il paesaggio qual è esattamente nella realtà, ma con una gran maestria, riesce a raffigurare i suoi processi percettivi, infatti, osservando il quadro, sembra che il nostro sguardo sia pilotato attraverso la pianura, segue le case e s’innalza fino alla vetta della montagna dalle rocce così spigolose e delineate.
I paesaggi degli ultimi anni sono così, data l’influenza dell’uso dell’acquerello, a vedersi, trasparenti e come infiniti, sono gli elementi astratti del colore, della forma e del segno a conferire al quadro una sua propria logica interna, indifferente alla realtà naturale.
È questo il periodo più vicino al classico, in cui Cézanne si pone come obiettivo un’arte monumentale, eterna, da museo, contrapposta a quella veloce e fondata sull’osservazione diretta.
Il ciclo delle bagnanti.
La prima serie di bagnanti viene realizzata tra il 1873 e il 1877, quindi nel periodo impressionista. Qui le figure umane appaiono fuse nel paesaggio e sono parte integrante degli altri elementi naturali, come le piante e l’acqua. Come nella Moderna Olimpia , anche qui il tema dominante è quello dell’erotismo.
Nella seconda serie, tra il 1879 e il 1887, quindi nel periodo costruttivo, il colore assume cadenze ritmiche più accentuate e sopravanza del tutto il disegno sottostante. Qui mostra in pieno tutta l’eredità classica, che in quel periodo Cézanne stava riscoprendo.
Nella terza e ultima serie di tre dipinti, realizzata tra il 1895 e il 1905, Cézanne raggiunge la sintesi finale, il vertice assoluto della sua ricerca estetica. Una lunga e meticolosa preparazione porta alla realizzazione delle Grandi Bagnanti, il suo testamento spirituale, il cui colore diventa un fattore dinamico di emozioni e le linee mostrano una grande energia. La prima di queste tre opere, ed anche la più famosa, viene chiamata tela Barnes, fu questa cui Cézanne lavorò per il periodo più lungo.
La scena si svolge in una radura, dove un gruppo di donne, delimitato a destra e a sinistra da tronchi d’alberi, si concedono un attimo di svago dopo il bagno. Al centro della composizione appaiono il cielo nuvoloso e il paesaggio in lontananza. In primissimo piano troviamo un cesto di frutta e un cane nero. Le figure sono disposte in due gruppi, che formano, nella parte bassa un’apertura simmetrica a quella delineata nella parte alta dai due rami convergenti. Le figure sedute sono, infatti, inclinate in direzioni opposte, mentre i due nudi in piedi ai lati, con un drappeggio in mano uno e l’altro appoggiato all’albero, racchiudono e delimitano maggiormente la scena. Le successive stesure di questa tela rendono l’esecuzione ancor più densa e materica: la luminosità è data dalle incrostazioni di colore sovrapposto a strati. Le figure sono più complesse che nelle altre due versioni: la gamma cromatica varia dal rosa al rosso, al verde e al blu scuro. Linee nere disegnano nettamente i contorni, facendo risaltare i corpi in modo quasi scultoreo. I tratti del volto sono solo accennati, il verde cupo della vegetazione, il blu intenso del cielo, il bianco brillante delle nuvole e dei drappi aggiungono intensità ed energia alla scena. Alcuni critici hanno saputo cogliere delle cariche emotive enormi da ogni personaggio raffigurato nel dipinto, con una gamma di sentimenti quali la drammaticità, la soggezione, la riverenza, la provocazione e l’erotismo.
In quest’opera i riferimenti all’arte del passato sono enormi, il nudo centrale ad esempio è ripreso da una Venere classica copiata da Cézanne al Louvre, così come la figura di sinistra, mentre quella di destra rimanda alle Andromede incatenate di Tiziano. Anche l’atmosfera collettiva di mistero prima dello svelamento rimanda a temi classici delle vergini, che Cézanne aveva potuto anche studiare nelle Metamorfosi di Ovidio.