Edgar Degas

Edgar Degas, nacque a Parigi nel 1834 da madre creola originaria di New Orleans e da padre britannico, ma ha vissuto a Napoli e morì nella capitale francese nel 1917.

Fin dal 1853, si dedicò alla pittura copiando le opere esposte al Louvre e nel 1855, entrò a far parte dello studio del pittore Lamothe.

Tra il 1859 e ‘60, soggiorna in Italia, dove visita molte chiese e musei e scopre la pittura dei maestri del Rinascimento come Signorelli, Botticelli e Raffaello.

Le sue prime opere sono autoritratti, ritratti di famiglia o di amici: nel ‘60 dipinse ‘Esercizi di giovani spartani’, un’opera che prende ispirazione da un quadro del Pontormo che a sua volta era stato imitato da Delaroix: l’ispirazione è classica ma l’uso dei colori e il modellato delle figure sono di stampo moderno come anche la posizione di alcuni personaggi che richiama la successiva serie delle ballerine. Nel ‘62 portò a compimento il suo primo quadro moderno ‘La Famiglia Belelli’ trovato però solo alla morte del pittore; fu iniziato a Firenze nel ‘58 e venne terminato a Parigi nei primi anni sessanta: nel quadro compaiono la zia Laura con le due figlie, Giovanna e Giulia e il marito Gennaro. Sullo sfondo si trova un ritratto del nonno, morto da poco e ciò sta a significare gli abiti indossati da lei e dalle figlie, neri a lutto. In questo dipinto, si può notare una tecnica nitida legata all’influenza classica di Raffaello, anche se abbiamo una nuova tecnica di composizione. Nel 1867, dipinge ‘Testa di Giovane Donna’ e ‘Edmondo Morbilli e sua moglie’. In questo periodo, scopre le stampe giapponesi e la fotografia, che lo indurranno a sperimentare nuove soluzioni compositive, frequenta i caffè, ed entra in contatto con artisti del calibro di Manet, a cui si avvicinava molto per la diffidenza per la pittura all’aria aperta: egli, infatti, nonostante la partecipazione alle mostre impressioniste, prediligeva alla natura le corse dei cavalli, i teatri, la danza, la figura umana, interessandosi più alla resa del movimento che allo studio dei mutamenti atmosferici; ma poi anche perché dipingeva a memoria, per poter modificare la scena a suo piacimento. Molti dei suoi dipinti raffigurano parti di corse di cavalli e scorci di ippodromi in ‘All’ippodromo’, presentato anche come ‘Cavalli da corsa: olio raffinato’, abbiamo che la rappresentazione è appunto fatta con oli pregiati, per produrre gli effetti di luminosità e trasparenza presenti in quella particolare ora del giorno, non ottenibili con gli oli tradizionali; il quadro gioca poi su linee diagonali che offrono una prospettiva dilatata.

Un altro tema affrontato nelle sue opere sono le ballerine, prima ritratte a olio poi a pastello, ritratte negli spogliatoi o durante gli esercizi, con l’intento di bloccarle in un movimento fuggente come in una foto. In ‘Classe di Ballo’ del ‘73-‘75 è dipinta una scena di una lezione di danza tenuta dal maestro Jules Perrot, che sta impartendo dei consigli ad un’allieva, mentre le altre assistono in attesa del proprio turno; nel ‘75 Degas riprende la tela, apportandovi delle variazioni alla posizione dei personaggi e aggiunge la ballerina con il nastro verde, che si trova in primo piano, per aumentare la profondità dello spazio.

Un altro soggetto è il nudo femminile, rappresentato senza idealizzazione, ma con scrupolosa veridicità anatomica, mentre compie gesti quotidiani nella cura del corpo come in ‘Donna che si pettina di schiena’ o ‘Donna che si spugna nella tinozza’: questa serie di opere venne esposta nell’ultima mostra degli impressionisti, gran parte del pubblico è scandalizzato, molti criticano non solo il gusto della rappresentazione ma anche quello del disegno. Questa serie d’opere gli permetterà uno studio sulla luce diffusa dalla nuda pelle femminile.

Dopo un viaggio a New Orleans nel ‘73, ricavò uno tra i più famosi quadri: ‘L’ufficio dei cotoni a New Orleans’, esposto anche nella mostra di Treviso alla Casa Dei Carraresi: questo dipinto raffigura l’ufficio di commercio di cotone dei Mussons, parenti di sua madre. In primo piano, c’è seduto, Michel, lo zio dell’artista, a destra chino sui registri il cassiere, il fratello Renè è seduto al centro della stanza mentre legge il giornale, l’altro fratello, Achille, è raffigurato a sinistra appoggiato ad una finestra. Alle spalle del fratello René, troviamo il socio James Prestidge, seduto su uno sgabello che parla con un cliente, mentre seduto sul tavolo intento a mostrare del cotone ad un altro cliente, c’è William marito della cugina dell’artista.

Del 1876 è ‘L’assenzio’, la scena si svolge in un bistrot parigino, arredato con panche di legno, specchi appesi e tavolini in stile liberty. La coppia è raffigurata da vicino: il personaggio maschile è interpretato da Marcellin Desboutin, rappresentato con lo stesso abbigliamento, con cui lo aveva ritratto Manet nel ‘75, la modella, invece è una famosa attrice del periodo, Ellen Andrèe. L’uomo, sta fumando la pipa, ha i gomiti appoggiati sul tavolo e sembra interessato a ciò che sta accadendo nel bar; la donna, ha uno sguardo sconsolato, perso nel vuoto, il suo corpo è raffigurato in una specie di abbandono e il suo volto fa intravedere una pena profonda. Il dipinto è caratterizzato da una pittura svelta, senza gradazioni di colore, facendo però particolare attenzione alla trasparenza della bottiglia sul corpetto della donna. Un altro effetto di contrasto è dato dalla luminosità delle tende e le ombre sfumate dei personaggi riflesse nello specchio. Il quadro è intitolato in questo modo poiché davanti alla donna sta un bicchiere con del liquore, l’assenzio appunto: una bevanda popolare tra la classe operaia parigina del tempo

Egli sperimenta diversi mezzi artistici, oltre alla pittura ad olio e a pastello, egli si cimenta nella scultura e nell’incisione, in queste opere il soggetto però non cambia, abbiamo sempre nudi femminili alla toeletta e le ballerine, come ‘La ballerina di 14 anni’ realizzata in bronzo con un’applicazione di vero tulle per il tutù, un bustino di tela gialla, scarpini da balla autentici e un fiocco di seta tra i capelli. Egli si avvicinò a queste tecniche in quanto aveva avuto problemi di vista che lo resero quasi completamente cieco.

Cambia anche il supporto su cui realizzare le sue opere, non solamente su quelle classiche come la tela, ma anche su cartone, carta oleata, pensa anche ad una migliore miscela per ottenere migliori effetti di luce, mescolando il colore con benzina, colla, uovo, acqua bollente. Gradualmente abbandona la pittura ad olio a favore del pastello, che offre il vantaggio di consentire molte correzioni.


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