Barocco
E’ un periodo di rivoluzione culturale in nome dell’ideologia cattolica: non è imitazione, ma sviluppo, estensione, reinvenzione della cultura classica. L’arte e la tecnica servono ad accrescere il prestigio di Dio sulla terra: diventano perciò uno stile che coinvolge oltre all’arte anche il costume e la vita sociale (serve a rendere più bella e storica la città). L’immagine ha ora lo scopo di persuadere che il non reale può diventare realtà e che può essere realizzato attraverso svariate forme artistiche. L’arte del ‘600 è ricca di correnti e fenomeni differenziati perché, dovendo agire sull’animo della gente, deve essere varia per poter far presa su tutti. La pittura si specializza in: ritratto, natura morta, paesaggio, scene di vita quotidiana o di costume. Anche in architettura si distinguono diversi tipi di edifici religiosi, pubblici e privati in rapporto anche alla committenza, se pubblica o privata. Il Barocco è un periodo di scambio di esperienze che avviene attraverso i viaggi degli artisti, la circolazione di opere e grazie alla tecnica dell’incisione. A Roma lavorano artisti fiamminghi spagnoli e francesi che determinano un’area d’influenza del Barocco estesa anche a tutta Europa. Al manierismo della cultura romana si ribella la cultura lombarda per motivi religiosi, in quanto l’arte doveva servire come stimolo al sentimento religioso. Per Ludovico Carracci l’arte doveva sollecitare la devozione nel popolo e per raggiungere tale scopo deve verificare quali siano i mezzi espressivi della pittura i più idonei allo scopo. Lavora e studia nelle accademie dove si disegna dal vero per ridare naturalezza alle forme dell’arte e dove si cerca di apprendere per poter agire sulla natura umana. Assieme a Ludovico Carracci lavorano Agostino e Annibale. Agostino è uno studioso che si dedica soprattutto all’incisione riproducendo le opere dei grandi maestri e contribuendo così alla loro diffusione; Annibale dipinge ciò che osserva direttamente dal reale in maniera immediata, rappresentando figure umane non più eroiche, ma in atteggiamenti umili e quotidiani (La macelleria, L’uomo che mangia i fagioli). Caravaggio lavora in uno studio manierista di Milano, si trasferisce poi a Roma, fugge poi a Napoli, Malta e Sicilia e a 37 anni muore. La sua pittura rappresenta l’accettazione della dura realtà dei fatti, sdegno delle convenzioni, assunzione di responsabilità, affermazione della realtà. Da ciò si può capire che il pittore esclude la ricerca del bello, punta alla narrazione del vero e cerca di narrare il fatto come avvenuto in realtà. Nelle sue opere rifiuta l’immaginazione ed in modo esasperato cerca il reale vissuto. Le prime opere di Caravaggio a Roma hanno colori dolci e delicati, frutto della cultura pittorica lombardo-veneta. Riposo della fuga in Egitto. Riprende il motivo veneto della figurazione sacra; non esiste prospettiva per definire lo spazio, ma solo cose vicine e cose lontane, rappresentate comunque sempre in dettaglio. Solo in lontananza il paesaggio è fatto di delicate velature. Il motivo religioso non viene rappresentato con modelli che richiamano il divino, ma con persone umili perché il divino si rivela negli umili. Il Caravaggio difende la pittura come poesia, intesa come espressione della vita interiore e si cimenta di raggiungere lo scopo anche in nature morte in cui dipinge non più figure umane ma frutta. Il cestello di frutta. L’oggetto viene visto dal basso per far risaltare in modo netto su fondo chiaro i frutti e le foglie, che sono rappresentati in dettaglio sia nella varietà della buccia, consistenza e stato di conservazione. In quest’opera è presente il pensiero della morte (la natura morta viene vista morta perché priva dell’uomo) che viene affrontato dall’artista come fine di tutto e quindi anche con angoscia. Morte della Madonna. Quest’opera commissionata dal clero viene rifiutata perché il modello della Madonna era stato preso dall’artista da una donna morta annegata e poi ripescata dal fiume. In questo caso l’artista rappresenta un fatto religioso attraverso un momento di vita quotidiana e con i personaggi più poveri. Per il Caravaggio il valore dell’arte non si trova in nobili contenuti, ma nel modo in cui l’azione del dipingere realizza l’intenzione e l’impegno morale dell’artista, la luce viene usata dal Caravaggio non più in modo delicato, come nel Rinascimento, ma in modo duro, improvviso e violento, in netto contrasto con l’ombra cupa per poter rivelare i corpi e costruirli plasticamente. Il continuo contrasto luce ed ombra sono il simbolo della lotta continua fra bene e male.